Ristorante (AL)

Lucana di origini, sposata al notaio Pietro Sormani che, in Piazza Cordusio a Milano, stipula atti in società con Alfonso Ajello, Maria Soriani, si ricorda di quando, bambina, veniva stregata da quel profumo di uve moscato appena colte e filtrate nelle calze. Un odore che, come una “madeleine” proustiana, ha il potere di ricondurla, in un attimo, alla terra d’origine, ma che, come una bussola interna, l’ha in qualche modo e nel tempo, portata tra i vigneti del Monferrato. A Solonghello, venticinque chilometri a ovest di Casale Monferrato, accanto al vecchio asilo Manacorda, i Sormani avevano acquistato con amici, in una specie di formula multiproprietaria, la Villa del Conte Giovanni Domenico Varese, un fabbricato con fondamenta quattrocentesche successivamente ampliato dall’architetto Alessandro Antonelli, il progettista della Mole Antonelliana a Torino. Chiusa la galleria d’arte di Rho, nel Milanese, Maria decide di rilevare l’asilo ormai abbandonato che pareva aspettarla da sempre e di diventare albergatrice. Nasce così, nel 2007, dopo due anni di restauri, la Locanda dell’Arte: quindici camere affacciate su un chiostro-giardino arredate semplicemente, con i pavimenti in pietra di Luserna e le mensole in granito recuperato, le travi di legno e le volticelle di mattoni, i quadri e gli oggetti d’arte provenienti dalla galleria di Rho ormai dismessa disseminati un po’ dappertutto. Dalla sala delle prime colazioni, un ambiente all’insegna del tutto-bianco spezzato da una nicchia profilata in pietra e dai quadri di carta e graffite di Giuliano Collina, si gode della vista delle colline del borgo di Solonghello con il suo castello, panorama interrotto dalla presenza della volta a botte in mattoni della cantina sotterranea. Giustamente: qui sono il vino o le mostre d’arte a fare da padrone.
Maria Teresa Montaruli,come in una galleria: Locanda dell’arte Solonghello (AL) in Divino Abitare 2009 AD Arte s.r.l.

tipologia: residenza, restauro, ostelleria

Rilievo architettonico area industriale Paracchi (TO)

Studio analitico per la conoscenza dei dati geometrici, materici e di tecnologia costruttiva del complesso industriale storico con vincolo di edificio monumentale presso la Soprintendenza Regionale.
Il lavoro è stato articolato nelle seguenti fasi:
L’osservazione diretta preliminare: la prima ricognizione ha consentito la raccolta, attraverso appunti di dati generali sul fabbricato, sulle stratificazioni, sulla consistenza materiale, sui fenomeni di degrado.
Il rilievo grafico: la definizione delle caratteristiche metriche e geometriche degli interni e degli esterni attraverso tecniche longimetriche ha consentito il completamento del rilievo di tipo topografico. Sulla base dei rilievi geometrici e dimensionali sono stati elaborati delle tavole tematiche aventi lo scopo di catalogare e descrivere gli elementi costitutivi dell’edificio. Sono state rilevate in particolare le strutture orizzontali spingenti (volte in muratura), gli orizzontamenti non spingenti, (solai misti laterizio/cemento armato).
Il rilievo fotografico: alla documentazione fotografica è demandato il compito di evidenziare quelle specificità del monumento che non è possibile rendere attraverso la restituzione grafica. Pur non essendo in grado di rappresentare l’intera realtà architettonica, il rilevamento fotografico consente tuttavia, attraverso le immagini, di apprezzare i valori figurativi e spaziali, documentare le forme di degrado, registrare lo stato di conservazione dei materiali e la presenza di lesioni, integrare le informazioni tradotte attraverso la restituzione grafica. Per cogliere dettagliatamente aspetti specifici, quali i caratteri decorativi, l’apparecchiatura delle stratificazioni architettoniche, il degrado superficiale, sono state eseguite riprese ravvicinate e, per quanto possibile, frontali.
La ricognizione della fabbrica si è tradotta nell’elaborazione di tavole tematiche di rilievo grafico e fotografico inerenti lo stato di fatto del complesso industriale d’interesse storico.

tipologia: restauro

Museo del gesso – castello di Moncucco

L’intervento, approvato dalla Soprintendenza Regionale, ha interessato il restauro e la rifunzionalizzazione delle sale interne destinate al museo del gesso e del suo viale di accesso con relativa corte interna.
 
Il castello di Moncucco, così come si presenta ora, risale ai secoli XIV-XV, ma porta su dì sè i segni evidenti di ampliamenti e modifiche del XVIII e del XIX secolo. E’ un edificio grandioso ancora recintato da solide mura. Una torre di notevoli dimensioni sporge da una delle fiancate, mentre una seconda è posta al centro dell’edificio, come raccordo fra le due maniche del castello. Esso domina il paese e da esso si può ammirare un magnifico paesaggio che dalle colline del Monferrato si estende alle colline del Piemonte meridionale e a quelle torinesi, a Superga e all’arco alpino.
La prima attestazione dell’esistenza del castello di Moncucco è contenuta in un diploma imperiale del 5 ottobre 1164.
Nel 1855 venne acquistato dall’Amministrazione Comunale, cui tuttora appartiene. In esso hanno sede attualmente le Scuole dell’infanzia e primaria statali, il Museo del Gesso (in cui sono illustrate le fasi di lavorazione e l’impiego del gesso nell’architettura rurale del Basso Monferrato fra XVI e XIX secolo).